martedì 23 novembre 2010

Un pò di me...

Un amico che s'intende di blog mi ha detto che dovrei scrivere qualcosa anche su di me. Una sorta di presentazione su chi sono, che faccio e perché scrivo...

Scrivere su se stessi è un pochino complicato. Voglio dire, per me.  Non ho certo questa vita avventurosa, almeno non ancora, il mio lavoro è come quello di molte altre persone, almeno ancora, e non credo neanche che il mio amico intendesse dire che dovrei stillare una lista di qualità e difetti...

Uhm...allora come mi racconto?

Pensandoci su, mi è venuta voglia di scrivervi come è avvenuta la nascita di mia figlia...non intendo dire con ciò che la mia vita sia cominciata solo nel 2009, ma di sicuro è stata una bella svolta (che a volte ancora accuso...in vari modi...)

In una notte di gennaio, una settimana dopo la scadenza prevista comincio ad avere le contrazioni pre-parto(illusa!).
Mi giro stile balena nel letto sveglio il mio compagno e gli dico:
"Amore, ho le contrazioni, credo sia arrivato il momento di andare in ospedale"
E lui " Uhm...sei sicura?"
"Ehm...sì..."
" Va bene, allora faccio un caffè"

Ora, ognuno reagisce allo stress a modo suo, il mio compagno evidentemente quando è stressato si fa un caffè...comunque andiamo avanti...

"No, non credo che un caffè servirebbe, piuttosto prendiamo la macchina ed andiamo"
Tutti agitati, ma mostrandoci calmi ci alziamo, ci vestiamo al volo, infiliamo i cappotti e...
"Dove sono le chiavi della macchina?"
Le contrazioni aumentano, il nervosismo alle stelle e delle chiavi neanche l'ombra...
Lui " Aspetta forse le ho lasciate al bar. Scendo a controllare"
Mantenendo una calma zen e respirando come mi avevano insegnato al corso  faccio notare che forse il bar è chiuso alle 2 di notte.
"Ah già...beh allora che facciamo?"
"Beh usciamo e al massimo prendiamo un taxi"
Riusciamo finalmente ad uscire di casa, ci avviciniamo alla macchina e...eccole lì le nostre chiavi...già inserite nella portiera...inspira-espira, inspira-espira...può succedere nelle migliori famiglie di andare nel pallone, dunque non ne facciamo un dramma e via verso l'ospedale.
Durante il breve percorso chiariamo il fatto che il mio compagno non assisterà al parto e cominciamo a realizzare, ognuno nella sua mente, quello che sta succedendo...

Appena arrivati mi dicono che da lì a breve sarei diventata madre, mi portano nella sala e travaglio e...niente.
Continuo ad avere contrazioni ma non succede niente...a parte il fatto che nel frattempo un'altra signora  entra anche lei in sala  e dopo due orette, con me che facevo il tifo, partorisce.
Cominciano ad arrivare i vari ostetrici ed infermieri di turno. Ognuno passa, butta un occhio dentro...ehm di me, controlla i vari monitor e dice:
"Tra poco torno"
 ed io
"Inspira-espira, inspira-espira"
Torna il mio compagno per dirmi che  si era creata una piccola folla fuori dalla stanza di parenti ed amici che nonostante l'ora si erano precipitati...ma di partorire ancora non se ne parla.

Eppure le contrazioni ci sono, altroché.
Stoicamente o stupidamente (che delle volte è lo stesso) non avevo fatto richiesta per l'epidurale, in quanto dopo anni di yoga ed in più con il benedetto corso pre-parto mi sentivo la master della respirazione e la completa padrona del mio corpo...questo finché una anestesista, colpita dal mio coraggio mi dice:
"Guarda che se vuoi facciamo delle analisi al volo per vedere se è possibile fare l'epidurale, almeno non soffri così"
Afferrando la sua manica, con le lacrime agli occhi e neanche un filo di fiato le faccio capire che sì, per favore aiutatemi, drogatemi...

Ora il problema con l'epidurale è che non ti fa sentire quando le fantomatiche contrazioni arrivano, dunque tramite un apparecchio riesci a controllarle e spingere.

Arriva altra partoriente (perché io continuavo comunque a stare nella sala travaglio nonostante fossero già passate 5/6 ore) altro parto ed io lì, chiusa nel mio mondo di "Sta per uscire, sta per uscire".

Leo (il mio compagno) era affianco a me, tanto che non doveva assistere e mi dava lui il là per spingere...ma non se usciva, cioè la mia bambina non voleva proprio uscire.
Finisce il primo turno degli ostetrici e infermieri e vai con altro giro altra corsa facce nuove che continuano ad impicciarsi e smanettare ehm...sempre dentro di me...

Passa tutto un giorno, verso la 17°ora un ostetrico che non sapeva più che fare mi guarda e mi dice:
"E' evidente che non vuoi partorire, non vuoi lasciarla uscire"

Intontita dal dolore (l'effetto della puntura ad un certo punto va e viene), disperata e preoccupata lo guardo con occhio di fuoco...ma non riesco a dire niente, anzi comincio dentro di me a parlare con mia figlia dicendole che non è vero che la voglio tenere dentro ma invece non vedo l'ora di vederla...

Mi danno ossigeno per respirare meglio ed affidano a Leo (divenuto ostetrico nel frattempo) il compito di mettermi la mascherina...dopo un po' vedo che la mia mascherina ce l'ha lui su e guardandomi
"Scusa amore, ma mi sto per sentire male anch'io"
...la mia lotta passiva continua fino a che arriva lei, l'ostetrica delle ostetriche, che ha fatto partorire milioni di donne e che ne sa una più del diavolo.

Si mette davanti a me, comincia a frugare, parlare da sola, e poi ordina:
"Spigni forza, eddaje famola finita che so 19ore che stai qui, forza spigni..."
Io spingo, urlo un pochino e rispingo pensando che tutti siamo venuti al mondo così, che è naturale, che i dolori del parto si dimenticano subito... quando ad un certo punto la vedo che mi salta sopra e con il gomito cerca di fare forza...beh quella è stata la goccia che finalmente ha fatto traboccare il vaso della mia pazienza. Dalla pseudo ubbidienza a fare quello che mi veniva detto alla furia cieca il passo è stato breve...con tutta la mia forza ho dato un cazzotto a quella stronza che mi saltava addosso ed ho urlato
"fatemi questo cazzo di cesareooooooooo"
Arriva la ginecologa, guarda dentro (toh che novità è) e vede che la mia piccola era incastrata, che il mio bacino era troppo stretto e che sì, dopo 22 ore che stavo lì era il caso di fare il parto cesareo.

In un'altra oretta Matilde è uscita fuori. Quando il giorno dopo l'ostetrica me l'ha portata, io tutta intenerita ho detto:
"Ah eccolo il mio fiorellino"
e l'ostetrica, meno intenerita, ha risposto
"A signò' questo è 'n'arbero de frutta altro che fiorellino"

Totale ore parto: 23
Totale persone che hanno visto la mia ehm...pussy: 202
Peso Matilde appena uscita: kg 4.090 per cm 55
Durata shock di Leo: 2/3 giorni

giovedì 18 novembre 2010

Il metereologo dice

Roma, 18 novembre.
Ore 14.50.
Conversazione telefonica. Tono dolce e complice.

"Ciao amore"
"Ehi ciao"
"Senti, stavo pensando che forse dovresti prendere la macchina per andare a prendere Tilde al nido, magari ci potremmo vedere lì davanti."
"E perché?"
"Beh, non so se hai visto fuori, ma c'è un cielo grigio grigio, tra poco piove"
"Aspetta. No, non credo che piova, non è abbastanza scuro"
"^^ ...stai dicendo sul serio?"
"Sì, altre volte ha fatto giornate così e poi non è piovuto; non è poi così scuro davvero!"
"Vabbè, se è un problema non fa niente, vado io e ci prenderemo forse la pioggia"
"Ma non è mica un problema, io ci vado volentieri a prenderla, però secondo me non pioverà."
""Se lo dici tu. Ci vediamo dopo a casa allora."

Ore 15.00
Uscita dall'ufficio. Pioggia a dirotto. Cielo grigio grigio, tuoni in lontananza.
Conversazione telefonica. Tono seccato.

"Amore.."
"Vado a prendere la macchina, lo so. A dopo"

E' piovuto tutto il giorno.
Forse la tonalità del grigio non era poi così scura, ma di sicuro che ne è venuta d'acqua giù oggi...ancora ne viene ^^

lunedì 15 novembre 2010

10 domande a ...

Googolando il nome Marta Sarlo escono fuori una serie di articoli e link in quantità notevole considerando la giovane età della mia intervistata.
Sebbene sia difficile dare una sorta di etichetta al suo lavoro, la maggior parte di questi articoli la confina, se questo può essere il termine, all'interno della ricerca antropologica rivolta al sociale...dato che neanch'io so quello che ho appena scritto, lascio parlare Marta ;-)

Nome:       Marta Sarlo

Classe:     1983

Città:      Roma

Educazione: Diploma Scuola Romana di Fotografia/

Lavori:     Angela; OPG Aversa; Marocco; Londra; Gioco d'azzardo; Tirana; Benin; L'Aquila e molto altro...

Collaborazioni: Collabora con l'agenzia Contrasto dal 2007

Pubblicazioni:  Il 24; Panorama; Io Donna; L'Espresso; Internazionale; D di Repubblica; Vanity Fair; Gioia; Rearviewmirror etc. etc.

Premi:         2007 menzione d'onore FNAC con "OPG Aversa";
               2009 premio "Canon Giovani Fotografi" reportage "Angela"

Link: www.contrasto.it



Marta Sarlo (isn't she lovely?) :-)

  • Molti dei tuoi progetti hanno risvolti antropologici/sociali; sono scelte di pancia oppure è una direzione che volevi già seguire?
La scelta di ogni mio progetto personale parte sempre da qualcosa che oltre ad interessarmi in qualche modo mi riguarda, alle volte più da vicino altre più da lontano; spesso il tema che scelgo lo ritrovo, magari in forme differenti, anche nella mia vita.
  • la storia che hai raccontato di Angela resta dentro, cosa hai visto e voluto mostrare in e di lei durante la lavorazione?
Ho trascorso accanto ad Angela più o meno un anno; stavamo insieme per intere giornate, l'ho accompagnata come un'ombra negli ospedali, a casa sua, nelle sue lunghe passeggiate...abbiamo parlato di tutto e tutt'ora spesso si confida con me raccontandomi degli ostacoli e delle gioie che attraversa.
Quando si vive per un periodo così vicino si riescono a cogliere degli aspetti delle persone che normalmente sono invisibili. Questo crea la differenza.
Il tempo, la pazienza e l'entusiasmo sono fondamentali per costruire un legame sincero in grado di far dimenticare al proprio soggetto la presenza della macchina fotografica e, di conseguenza, riuscire a creare delle immagini naturali. Angela ha colmato tutte le mie curiosità; mi ha spiegato tutte le sue sensazioni, passate e presenti, e questo sicuramente mi è stato di grande aiuto nello sviluppo del progetto. 
Angela è una donna coraggiosa che combatte quotidianamente la sua malattia e la discriminazione sociale che questa comporta. La combattività è uno dei suoi lati che più mi ha colpita.
  •  "Aversa, prigione d'indentità". E' la "follia criminale" ciò che hai trovato e respirato all'interno dell'istituto?
I volti, i corridoi ed i forti odori dell'OPG di Aversa mi ritornano in mente spesso nonostante siano passati 4 anni ormai...Ho cercato di affrontare questo progetto senza portarmi dietro tutti quei pregiudizi e luoghi comuni che si sentono sempre dire sui "matti" ma di capire piuttosto come si possa vivere ogni giorno in un posto del genere.
Dopo un mese trascorso all'interno di questa struttura, per me la "follia criminale" è quella statale; rinchiudere così tante persone con così differenti patologie in un unico spazio degradato: metà carcere, metà manicomio che, scientificamente provato, non porta quasi mai ad un recupero dell'individuo ed al suo re-inserimento nella società ma al contrario sfocia sempre più spesso in un ergastolo bianco.
  • Quanto "peso" lasciano dentro le storie che fotografi?
Ogni storia che ho seguito mi ha fatto crescere e riflettere, ho conosciuto realtà che probabilmente non avrei mai vissuto...più che appesantita mi sento arricchita ogni volta che finisco un lavoro.
  • Qual'è il servizio che avresti voluto continuare a documentare?
Un lavoro che avrei voluto approfondire, e che per problemi burocratici non mi è stato permesso, è sicuramente quello sugli ospedali psichiatrici giudiziari. Avrei voluto documentare gli altri cinque OPG presenti in Italia o per lo meno continuare solo in quello femminile, ma il D.P.A. (dipartimento amministrazione penitenziaria)mi ha negato l'accesso all'interno delle altre strutture.(o mio Dio, la mia piccola Marta come Erin Brockovich!!!n.d.r.)
  • Cosa c'è dietro ogni scatto?
Sono legata all'aspetto più giornalistico della fotografia ed in questo campo credo che dietro ci sia soprattutto la pazienza, l'attesa, la determinazione e la costanza oltre ovviamente alla passione ed alla professionalità per la buona riuscita del reportage. Spesso capitano anche giorni in cui non si scatta neanche una foto, ma per riuscire ad inserirsi bene in un contesto anche questa fase è molto importante! Scattando ho sempre cercato il giusto equilibrio tra pancia, come dici tu, e testa, ma sempre più spesso vengo attratta da scatti di "sostanza", più che di forma; più istintivi e di denuncia che perfettamente costruiti ed essenzialmente estetici.
  • Una pura insomma!!!Sempre voluto fare la fotografa?
All'inizio non avevo le idee chiare, per niente! Ho frequentato la facoltà di Architettura alla Sapienza di Roma, per fortuna per pochi mesi però. Per caso ho iniziato a seguire una mia amica fotografa, Cristina Vatielli (Uhm...questo nome mi dice qualcosa...a voi lettori cari?), aiutandola mentre scattava; piano piano ho capito che mi piaceva, che solo scattando riuscivo ad esprimermi in maniera chiara ed efficace, più di tante belle parole messe in fila!!!
  • Ecco il momento Marzullo, foto sul comodino? 
Non ho un comodino!
  • Uhm...scomodo...e nel cassetto?
Né un cassetto ;-)
  • Vorresti incontrare Henry Cartier Bresson nell'aldilà?
AHAHAAHAH Preferirei Elvis!!!


Ah, la prima volta che ho visto Marta aveva 11 anni e i capelli lunghissimi...si era addormentata sul divano di casa sua subito dopo cena...ora me la ritrovo tutta donna e superprofessionale...ma mi chiedo...si addormenta ancora sul divano subito dopo cena???

Avrei voluto postare un'altra immagine che Marta gentilmente mi ha inviato ma...non ci riesco e vi pregherei per non sentirmi troppo frustrata di visitare il sito dell'agenzia Contrasto e di vedere con i vostri occhi quello di cui finora abbiamo parlato!!!

Per la versione tradotta invece...aspettate domani che oggi ho difficoltà anche con la mia stessa lingua!!!

A bientot mon amisss!!!

giovedì 11 novembre 2010

sì, sono tornata

Ogni volta che dico questa frase, "sì, sono tornata" mi viene in mente la scena del film Ghostbusters 2 quando la segretaria occhialuta risponde al telefono dicendo con voce gracchiante:
" Sì, siamo tornati"
Ogni volta che faccio presente a qualcuno questa battuta mi vengono spesso rivolti tre tipi di sguardi:
  1. Uhm...e allora?
  2. Ma de che stai a parlà (in romano di solito)
  3. Ma che film te guardi (come sopra)
Che vi devo dire, io l'ho sempre trovata carina e dato che è un'associazione mentale non riesco a controllarla perché in quanto tale, non è controllabile (viva Dio)...allora dovrei forse imparare a contare fino a dieci prima di dirla ad alta voce perdendo così di spontaneità...oddio non mi seguo più...dove volevo andare a parare???

Ah sì, ora ricordo.

Sono tornata signori/e per dirvi che la mia piccola rubrica "10 domande a..." non è andata a finire in un pozzo profondo ma, nonostante la mia accidia, inedia e sempre prorompente voglia di non fare niente, tornerà su questo blog tra due giorni!!!

Ancora fotografia, ancora una giovane talentosa alle quale sono legata da un affetto "sorellare/materno/ma me lo dai un consiglio": Marta Sarlo! Pur non avendo molto tempo a disposizione mi ha dedicato una giornata e spiegato cos'è per lei la fotografia, cosa vuol dire...un momento...non vi farò certo il riassunto dell'intervista ora. Se siete incuriositi tornate pure da me e potrete leggere e vedere le sue foto ;-)

Vi aspetto!!!

1 ps. ancora non ho capito come inserire faccine, emoticon e cose del genere se c'è qualcuno che mi può illuminare, prego si faccia avanti!!!

2ps. ancora non ho capito come fare di questo blog una versione italiana ed una inglese,nel senso che cliccando su la parola inglese viene fuori la traduzione...se c'è qualcuno che mi può continuare ad illuminare, prego si faccia avanti!!!

3ps. ehm...veramente non ho ancora capito tante altre cose e non solo inerenti al blog, se c'è qualche maestro di vita tra voi che mi possa illuminare, prego si faccia avanti, la discepola è pronta!!!

Off I goooooooooooo

  GHOSTBUSTERS 2;-)

mercoledì 10 novembre 2010

tempo di lettura previsto

Da un bel pò su alcune riviste (che io sappia in realtà una, ma non farò nomi...)alla fine dell'articolo o dell'intervista si può trovare la scrittina in fondo:
    tempo di lettura previsto
          8 minuti

Alla domanda perchè si calcola il tempo di lettura, la risposta è:
"Così si sa il tempo che si ha a disposizione"

In un lontano passato mi ricordo che sfogliare una rivista, leggere un'articolo era un'attività piacevole da fare nel tempo libero. Ci si ritagliava 2 ore di tranquillità, si sedeva sul divano e giù a girare pagine, fantasticare su mete da sogno (nelle riviste veramente anche Zagarolo sembra il paese delle meraviglie...oddio magari lo è...), indossare i vestiti da favola delle pubblicità, oroscopi da leggere e studiare.

Ora no. Non c'è più tempo (che novità è?)

Al posto del divano c'è il sedile della metro, la fila alla posta, dal dottore e così in quei "8 minuti", che altrimenti andrebbero buttati nel cesto dei minuti perduti, ecco qua che ci piazzo un bell'articolo...

Sarà ma a me quella scritta l'articolo non me lo fa proprio godere.

A dire la verità il mio tempo di lettura riviste è strettamente collegato al tempo che passo in bagno.
Non starò certo a dire con che cosa ho sostituito il divano però vorrei sottoporre un'equazione (?):
      
    Tempo Ritagliato=Rivista /articolo=Bagno=8minuti
vuol dire che devo metterci 8 minuti per fare, leggere e pensare???

Beh sarò pure sempre di corsa ma perlmeno...lasciate a me la decisione di esserlo, non a Vanity Fair (ops ho fatto nomi???)

                                                                         tempo di lettura previsto
                                                                                1 giorno
                                                                         (e che cavolo!)